Il 18 Luglio, l’anarchico Babis Tsilianidis viene chiamato alla Corte di Salonicco accusato di una rapina a mano armata che ha avuto luogo presso il dipartimento di contabilità dell’ospedale AHEPA nel Luglio 2010. Unica prova del suo coinvolgimento nella rapina è un fazzoletto trovato vicino al luogo e sul quale, secondo le accuse della polizia, è stato trovato tra altri materiali genetici anche il materiale genetico di Babis.
Il 18 Luglio, a Salonicco, il processo è stato annullato poiché la struttura della Corte non aveva alcuna competenza giuridica per questo caso. Le guardie hanno custodito la porta centrale d’ingresso del tribunale e non hanno consentito ai solidali nemmeno l’ingresso nel posto.
Babis è stato trasferito di nuovo nelle carceri di Koridallos, ad Atene, dopo essere stato tenuto una giornata intera in isolamento nelle carceri di Diavata perché ancora una volta ha rifiutato di sottoporsi al controllo corporale della prigione.
In seguito di un’ulteriore comunicato il compagno ha dichiarato che non parteciperà ai processi, nello stesso modo che egli non ha partecipato ai precedenti procedimenti giudiziari, in modo da “rifiutare di chiedere scusa ai miei giudici, ai procuratori della lotta multiforme per la libertà”, come spiega. Il suo testo si può trovare qui (in greco).
Inoltre, per l’occasione del processo i compagni Dimitris Dimtsiadis e Sokratis Tzifkas hanno rilasciato un comunicato congiunto (manifesto in greco) per quanto riguarda il lavoro salariato e la sua negazione, in quanto tematica della complessa lotta anarchica rivoluzionaria.
Il processo è stato posticipato per il 15 Ottobre 2012.
Segue comunicato anarchici solidali:
Grecia: Testo di prigionieri a Larissa, in solidarietà con il prigioniero anarchico Babis Tsilianidis, che affronta un nuovo processo
Negli ultimi tre anni, alcuni anarchici sono detenuti nelle prigioni greche e molti di più sono sotto un ostaggio giudiziario, come conseguenza dell’intensificazione della violenza anarchica rivoluzionaria che si è aumentata durante questo periodo.
Di fronte a un numero insolitamente elevato di casi, i quali sono anche lenti in termini di risoluzione legale, il dominio ha cercato dei modi per aggirare le limitazioni procedurali e giuridiche che dopo tutto sono svolte contro di esso.
Dopo il vicolo cieco giuridico in cui lo Stato si è trovato in alcuni casi recenti a causa della scadenza dei diciotto mesi che, in Grecia, è il periodo massimo di detenzione preventiva (con il caso più caratteristico dei tre compagni aderenti alla Lotta Rivoluzionaria) , la magistratura ha cercato e cerca ancora manovre per aggirare simili complicazioni legali.
Naturalmente, tutti i tipi di queste manovre si trovano nella natura della repressione democratica piuttosto che ad una sua deviazione, visto che la lingua morta delle leggi fallisce sempre nel suo tentativo di coprire la disposizione conflittuale e gli atti insurrezionali di coloro che non si arrendono con la rassegnazione.
L’uso del campione di DNA come prova d’incriminante occupa un posto speciale tra i nuovi inganni repressivi che vengono testati da parte dello Stato. La scienza è stata stabilita nella coscienza comune come una nuova religione e il corpo della verità assoluta, e quindi il DNA è uno delle armi più ideali nelle mani dello Stato in quanto conferisce una imparzialità sfuggente ed un’obiettività scientifica superficiale per le azioni penali contro le persone che sono considerate a priori “colpevoli”.
Ci opponiamo al dipolo legale del “innocenza/colpevolezza’ che rafforza il ruolo dell’autorità giudiziarie parlando solamente il linguaggio del potere giudiziario, e riproducendo le false distinzioni della democrazia. Indipendentemente dall’accettazione da parte degl’imputati degli atti ad essi attribuiti, o meno, ogni processo costituisce un caso inventato, una costruzione premeditata con l’obiettivo primario di toglierli il contesto politico, nel tentativo di tagliare fuori dagli atti incentivi le cause politiche che li hanno dato vita, in modo di disarmarli alla fine, per portarli al giudizio del sistema giuridico. Un caso inventato non costituisce una deviazione di un caso particolare, ma l’essenza di ogni procedimento giudiziario, sul quale i politici impongono una tale macchinazione. Distanziandoci da tutti i dettagli legali che riguardano l’esistenza o meno di prove, per noi, ogni compagno che si trova nella posizione dell’accusato è sempre colpevole a causa della sua esistenza politica, della sua azione sovversiva e la natura selvaggia della sua coscienza.
Il 18 Luglio, l’anarchico Babis Tsilianidis viene chiamato alla Corte di Salonicco come accusato di una rapina a mano armata che ha avuto luogo presso il dipartimento di contabilità dell’ospedale AHEPA nel Luglio 2010. Unica prova del suo coinvolgimento nella rapina è un fazzoletto trovato vicino al luogo e sul quale, secondo le accuse della polizia, è stato trovato tra altri materiali genetici anche il materiale genetico di Babis.
I meccanismi repressivi orchestrano ancora una volta un procedimento penale -fuoco d’artificio- che mira ad intrappolare dei combattenti insubordinati come Babis in un labirinto di rinvii a giudizio, di pagine processuali e detenzioni preventive, pur essendo contemporaneamente un pilota di implementazione di nuovi metodi repressivi.
Siamo al suo fianco, in questa nuova macchinazione dello Stato contro di lui e gli mandiamo saluti di solidarietà.
“Ruotando e roteando nella spirale che sempre più si allarga,
Il falco non può udire il falconiere;
Le cose si dissociano; il centro non può reggere;
E la pura anarchia si rovescia sul mondo….”
[William Butler Yeats]
SOLIDARIETÀ CON BABIS TSILIANIDIS
Tratto da ContraInfo