18 maggio 2012
Testo diffuso durante un esproprio di un supermercato
Non elemosiniamo briciole da nessun padrone. Viviamo in una realtà piena di diseguaglianze. Alcuni si chiedono cosa gettare dai frigoriferi pieni, e altri cercano cibo nei cassonetti. Altri si prendono cura di una carriera con alti salari, altri inseguono giornalmente una paga per sopravvivere. Altri si interrogano sui modi di esercitare i propri diritti civili mentre altri non hanno assolutamente alcun diritto legale. I bilanci sviluppati per la conservazione di questa realtà, per come è, sono deboli; e noi colpiremo proprio lì.
I prodotti espropriati dal supermercato non mancheranno a nessuno come beni di consumo; essi mancheranno soltanto ai negozi dei padroni come profitti. Piuttosto che implorare un padrone o qualche paga malpagata al suo servizio, preferiamo prenderci i beni senza pagarli, sennò non potremmo ottenere i beni di base. Infatti, per un po’ rompiamo questo circolo di schiavitù, utilizzando qualche ora della nostra giornata per far qualcosa di più costruttivo.
La guerra infuria. Non abbiamo bisogno di dichiararne una. C’è bisogno di organizzarsi, difendersi dall’attacco dei padroni trovando i modi per colpirli. Lontani dallo stereotipo che ci ritrae come moderni Robin Hood, e senza voler essere alcuna avanguardia, abbiamo voluto condividere motivi e prospettive. Azioni come questa sono un modo ma non la fine di per sé. Non ci accontentiamo semplicemente di avere intorno dei padroni a cui rubare o chiedere elemosina, o di vivere della loro spazzatura. Desideriamo essere responsabili per noi stessi e per le nostre relazioni, e non vogliamo nessuno sopra di noi che ci fornisca le cose.
Una scommessa aperta che può avere un prezzo…
Visto che abbiamo scelto di agire cosi, non dimentichiamo i compagni di Larissa in attesa di processo per favoreggiamento di rapina, punibile con una condanna da 5 a 20 anni, per un’azione a febbraio 2009, come quella fatta oggi (18 maggio) da noi.
Né dimentichiamo il compagno Rami Syrianos, imprigionato a causa dell’esproprio di denaro da un’asta ODDY di beni confiscati, ODDY gioca il ruolo di portavoce statale vedendo auto confiscate alla gente a causa di debiti. Il suo processo è stato programmato per il 21 maggio. Nella prigione di Nigrita, dove ora si trova, Rami è stato bersagliato dall’autorità carceraria a causa della sua partecipazione alle lotte dei prigionieri e della sua opposizione alla perquisizione corporale. Un regime speciale di isolamento gli è stato imposto, cosi sta passando il periodo più lungo di isolamento in questa prigione, da solo nelle celle per i nuovi arrivati. Dal 15 maggio è in sciopero della fame richiedendo la fine di questo regime e il trasferimento in un’altra prigione. Noi siamo dalla sua parte.
… Ma comunque una scommessa che vale la pena vincere.
Tratto da Culmine
Oggi 28 maggio 2012 è terminato il processo a Rami, con una condanna finale di 8 anni e 8 mesi. Gli è stata riconosciuta l’attenuante di essere incensurato.
Inoltre il compagno Kleomenis Savvanidis è stato prosciolto da ogni accusa.
Info: Culmine