Anarchici arrestati per tentato furto di bicicletta

30 giugno 2011
Firenze – Due compagni arrestati per tentato furto di bicicletta (e altre provocazioni). Dopo le retate del 4 maggio e del 13 giugno, che hanno portato un compagno in carcere, undici compagni di varie realtà ai domiciliari e più di venti compagni messi alle firme (tra i quali alcuni di Villa Panico e della Riottosa Zquat), a Firenze si avverte una certa pressione poliziesca sui compagni anarchici, i meno toccati (per ora) dalle ultime bordate repressive.
Nelle scorse settimane operai della ASL, appoggiati dalla Digos, hanno tagliato – per due volte di fila –  l’acqua a Villa Panico, segando le condutture di metallo nei pozzi attigui allo spazio anarchico. L’acqua è stata staccata anche alle altre case occupate, alle colonie feline e agli orti di quartiere presenti nel parco. La notte tra il 27 e il 28 giugno la polizia politica ha rincarato la dose, fermando e arrestando (con l’aiuto di due pattuglie) due compagni e amici di Villa Panico trovati in possesso di tronchesi.Mentre le pattuglie provvedevano a identificarli, i due noti digossini presenti si facevano un giro in zona. Non trovavano nessuna bicicletta “aperta”, ma si presentavano con in mano un lucchetto tranciato. I due compagni sono stati arrestati per tentato furto e trattenuti tutta la notte in questura. Processati per direttissima la mattina, sono stati rilasciati dopo che hanno deciso di patteggiare: il giudice, palesemente dalla parte degli sbirri, lasciava intendere che in caso contrario li avrebbe fatti arrestare in attesa di giudizio definitivo. Uno dei compagni è stato condannato a 3 mesi e 20 giorni con la condizionale; l’altro a 4 mesi di firma quotidiana lontano da Firenze.
Una storia che fa acqua da tutte le parti. La polizia che sostiene di essere intervenuta su segnalazione del solito “bravo cittadino”, di cui però non si trova traccia, né in carne ed ossa né sui verbali del caso; una prova palesemente “fabbricata” (il lucchetto rotto); la presenza della polizia politica, che come è evidente stava pedinando i compagni in cerca di una scusa qualsiasi per arrestarli. Dei molti pedinamenti a vuoto che stiamo subendo in questi giorni, questo gli ha fruttato qualcosa.
Queste ultime vicende puzzano di provocazione. Non sappiamo qual è il disegno della Digos, del prefetto Padoin e dei servizi segreti, ma abbiamo l’impressione che stiano cercando il pretesto per affibbiare nuovi arresti e misure cautelari. Vogliono liquidare chi ancora si rivolta nella città di Firenze, investita in questo momento da una ristrutturazione capitalistica che intende eliminare quei pochi spazi non mercificati presenti in città: dai ritrovi ancora vivi nei parchi e nelle piazze alle case occupate. E che non tollera certo la presenza di chi ha qualcosa da (ri)dire.
Una situazione delicata e difficile nel mezzo di una torrida estate. Una situazione da affrontare con lucidità e intelligenza, le sole doti che possono fornire alla rabbia la bussola per orientarsi nella città proibita e nei suoi terreni inviolabili: gli interessi reali dei padroni, mandanti dei vari attacchi repressivi che si susseguono da un capo all’altro dello stivale.
Se questa è la sfida non ci tiriamo certo indietro. La necessità, si sa, fa virtù e la capacità di rovesciare le loro ambiziose operazioni in patetiche figure di merda non ci è mai mancata.
anarchici a Firenze

Tratto da Informa-azione

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