Rapina da 200mila euro!

20 giugno 2012
Torino – Tre uomini incappucciati e armati di pistola hanno fatto irruzione, ieri sera poco dopo le 17, nell’agenzia di Intesa-San Paolo di corso Peschiera 255. Sono riusciti a fuggire con un bottino, secondo una prima stima non ancora definitiva, di 200 mila euro. Indagano gli agenti della sezione Anti-rapina della squadra, guidati dal vicequestore Fulvia Morsaniga. Pare che, a quell’ora, nelle sale non ci fossero più clienti, le indagini sono ancora in corso, a tarda sera la polizia stava ancora interrogando, all’interno della banca, i testimoni e i dipendenti dell’istituto di credito. Una rapina studiata a fondo, preceduta da una serie di sopralluoghi e con informazioni precise sul flusso del denaro dalle casse ai caveau, i giorni e le ore. In base a una prima ricostruzione, i tre banditi sono entrati attraverso un buco fatto, nelle ore precedenti il colpo, in una delle pareti della banca. Poi l’irruzione. In quel momento, c’erano gli impiegati e i responsabili dell’agenzia. Il denaro che era nelle casse è finito così nelle mani dei rapinatori che sono riusciti a dileguarsi, a bordo di un’auto dove c’era un complice che li attendeva, in direzione del centro. Gli investigatori della mobile hanno acquisito le immagini video registrate dai sistemi di sicurezza della banca e dei negozi vicini per cercare di individuare almeno l’auto usata per la rapina, portata a termine con una tecnica, una precisione e un’audacia non nuove per Torino. Nei mesi scorsi, in diversi istituti della città erano stati portati a termine una serie di colpi, tutti preceduti da pareti, pavimenti o soffitti forati dalle gang. In qualche caso non erano riusciti a entrare nei caveau ed erano state trovate le tracce degli scavi e persino i vestiti e gli attrezzi dei rapinatori. In un caso, attraverso sigarette e resti di cibo, erano stati effettuati gli esami del Dna, oltre che delle impronte digitali ritrovate nell’area; le indagini avevano poi consentito di risalire a «batterie» costituite da professionisti del crimine, specialisti in questo genere di imprese. Un mix di pregiudicati siciliani in trasferta, quasi tutti residenti nel Catanese, che agivano con l’appoggio di basisti locali, che mettevano loro a disposizione basi logistiche, auto e, sopratutto, le informazioni necessarie per entrare in possesso di bottini consistenti. Ancora: in altri casi erano stati sorpresi dalla polizia e un paio finirono in manette, presi all’uscita di una cantina di un condominio, collegata a un ambiente della banca presa di mira. Ammanettati sulla strada, finiti in cella e poi condannati a forti pene detentive. La «banda del buco» siculo-torinese sembrava definitivamente sconfitta ma la rapina di ieri sembra rivelare l’esistenza di una seconda organizzazione che agisce, con le stesse modalità, sulle tracce della prima.

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