32 rapine in un mese

08 febbraio 2011
Milano – Per un mese ha seminato il panico a Milano e nel Varesotto. Sceglieva le sue vittime senza un criterio preciso. Cercava soldi facili. In 30 giorni, quasi sempre armato e a volto scoperto, ha compiuto 32 colpi. Una media di uno al giorno. Nato a Vicenza e dal 2003 sostanzialmente irreperibile dopo aver abitato nel campo di via Martirano a Milano, appartiene a una storica famiglia di rapinatori e ha il vizio della cocaina. Il 30 ottobre 2010 finisce di scontare una condanna a due anni per rapina. Passano due giorni e torna a delinquere. E così ruba un’auto a un passante, si procura una pistola semiautomatica con matricola irriconoscibile e riprende l’attività che aveva lasciato. Prende di mira tutto quello che gli capita: banche, negozi, ville, farmacie, autogrill, auto. Un bottino che supera i 100mila euro.Il 19 novembre irrompe in una villetta di Trezzano sul Naviglio, armato di taglierino (rubato anche quello a un ferramenta) e rapina la coppia che vi abita. Sei giorni dopo, nel giro di tre ore, compie tre rapine consecutive in banca. Il tutto fatto con spregiudicatezza, senza scrupoli e spesso sotto l’effetto della cocaina. Un’altra volta, mentre si stava recando a bordo di un’auto rubata a compiere un colpo in una banca di Saronno, si è fermato in un autogrill sulla Milano-Torino e l’ha svaligiato. Faceva colazione tutte le mattine allo stesso bar, a fianco del quale c’è un distributore di benzina: rapinato anche quello. Ma, prima di fuggire, è tornato quantomeno al bar a pagare la colazione consumata. Saranno i codici d’onore dei rapinatori…
Il 26 novembre, il sistema di sicurezza non lo fa entrare nella filiale della Popolare di Vicenza di via Matteo Civitali 23 a Milano. Lui non si scoraggia, depone la pistola nella cassetta di sicurezza all’ingresso e poi rientra e deruba il cassiere. Anche il miglior rapinatore prima o poi commette un errore. E così, nel fuggire si dimentica l’arma, che cinque giorni dopo viene ritrovata da una cliente.
Scattano le indagini. Gli danno la caccia almeno tre compagnie di carabinieri, la Squadra Mobile di Milano e la polizia stradale. A inchiodarlo sono alcune immagini di una telecamera e i due tatuaggi sulle mani. Viene finalmente braccato il 6 dicembre 2010. Sta compiendo la sua ultima rapina all’Unicredit di Trezzano sul Naviglio. Tenta di fuggire, prende in ostaggio un cliente e scappa. Abbandona l’uomo sulla Vigevanese e si dirige verso le villette di un insediamento di rom a Cusago dove da qualche tempo trova alloggio presso dei parenti. Prima di arrivarci fa rifornimento di benzina nel distributore di fronte. Una sosta fatale però, perché viene bloccato da una pattuglia dei carabinieri in borghese che lo stava aspettando: non dice nulla, ma è il rivolo di cocaina che gli scende dal naso a dire tutto. Adesso è tornato a San Vittore.

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