Furto della Gioconda

20 agosto 1911
Louvre – E’ stata vittima del primo grande furto della storia, quando nessuno poteva immaginare che un’opera d’arte potesse essere trafugata da un museo. Eppure la Gioconda di Leonardo da Vinci, forse il dipinto più famoso del mondo, fu protagonista di una delle avventure più bizzarre che siano capitate a un’opera d’arte. Soprattutto per il movente del furto. Era lunedì 21 agosto del 1911. Il Louvre era chiuso al pubblico. Louis Beroud, di professione copista, si recò al museo per riprodurre l’opera di Leonardo. Arrivato nella sala sistemò cavalletti e tela ma nell’alzare lo sguardo rimase di sasso. La Gioconda era sparita. Ci vollero due anni per scoprire la verità. La polizia francese brancolava nel buio. Mai prima d’ora un’opera d’arte era stata trafugata da un museo, per di più così importante. Si pensò a tutto, perfino al furto di Stato. I francesi lo attribuirono ai tedeschi. Sul banco degli imputati salirono in molti: Pablo Picasso fu interrogato e subito rilasciato e il 7 settembre il poeta francese Guillaume Apollinaire venne arrestato e condotto in prigione, in quanto sospettato del furto. Nessuno sapeva niente e si temeva ormai per la sorte della Monna Lisa. Dopo due anni di ricerche il quadro apparve misteriosamente a Firenze. Era il 1913. Era stato rubato da Vincenzo Perugia, in una storia alla Arsenio Lupin. Perugia era emigrato in Francia fin da giovanissimo. A Parigi aveva fatto i lavori più svariati pur di essere a contatto con l’arte, tanto che proprio lui aveva montato la teca in vetro in cui era custodito il capolavoro di Leonardo. Quando lo rubò non lavorava più al Louvre, ma non gli fu difficile impossessarsi del dipinto e uscire indisturbato dal museo con la refurtiva sotto il cappotto. Per 28 lunghi mesi Perugia custodì la tela nel fondo di una valigia, nascosta sotto il letto di una pensione di Parigi. La cosa finì quando Perugia ingenuamente decise di andare a Firenze e rivendere l’opera per un pugno di lenticchie, ma con la garanzia che il quadro sarebbe rimasto in Italia. Il suo unico scopo era quello. La Gioconda era di Leonardo e, secondo Perugia, doveva rimanere nel suo paese natale. Ai carabinieri che lo arrestarono disse: “L’ho fatto per motivi patriottici, volevo restituire alla mia patria il frutto dei saccheggi napoleonici”. Perugia fu processato e condannato ad 1 anno e sei mesi di prigione, tra le proteste del pubblico che ritenendo nobile il suo gesto, avrebbe voluto una condanna più clemente. In realtà non fu Napoleone, come credettero e credono ancora in molti, a trafugare la Gioconda come bottino di guerra. Fu Leonardo stesso a portarla in Francia nel 1516. Francesco I invitò il grande artista in Francia per lavorare e lo fece alloggiare nel castello di Clos Lucè. Successivamente il re acquistò il dipinto che inizialmente, secondo le fonti storiche più accreditate, fu custodito al castello di Fontainebleau, e quindi alla reggia di Versailles. Dopo la Rivoluzione francese fu spostato al Louvre e, anche se Napoleone Bonaparte lo fece mettere nella sua stanza da letto, tornò presto al museo parigino. Nel 1870-1871, durante la guerra franco-prussiana, fu nascosto in un luogo segreto, e successivamente rimesso al suo posto. Venne di nuovo rimosso dal Louvre negli anni della prima e della seconda guerra mondiale. Nel 1956, un pazzo spruzzò dell’acido sul quadro e lo danneggiò gravemente. Circa un anno dopo un altro squilibrato gli tirò una pietra. Da allora è esposto dietro a un vetro di sicurezza. La storia un po’ romantica, un po’ folle del furto della Gioconda aveva in qualche modo affascinato un pò tutti.

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Una risposta a Furto della Gioconda

  1. BafemeaxiaVak scrive:

    La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

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